2 ottobre 2009
Quando un'aggressione militare non è un'aggressione militare? Per le autorità di Washington ed i loro lacchè dei media, gli interessi di politica estera dell'imperialismo USA dettano la risposta. Quindi, nella guerra dell'agosto 2008 tra la Georgia alleata degli USA e la Russia, la prima è stata ritratta come la vittima indifesa e l'ultima l'aggressivo prepotente.
In seguito a 10 mesi di indagini ordinate dall'Unione Europea (UE) sulla guerra, un rapporto ha fornito la prova "inequivocabile" che la Georgia è stato l'aggressore.
La Missione di indagine internazionale indipendente sul conflitto in Georgia il 30 settembre ha pubblicato un rapporto che contiene più di un migliaio di pagine di prove. Il Consiglio della UE ha istituito la missione per verificare affermazioni contrastanti di responsabilità per la guerra. L'inchiesta è stata guidata dal diplomatico svizzero Heidi Tagliavini, che ha dichiarato che "Nessuna delle spiegazioni date dalle autorità georgiane per fornire qualche forma di giustificazione legale per l'attacco" sono valide.
"In particolare, non vi era nessuna massiccia invasione militare russa in corso che doveva essere fermata dalle forze militari georgiane", ha aggiunto Tagliavini.
"Il bombardamento di Tskhinvali [la capitale dell'Ossetia del Sud, la provincia secessionista georgiana nella quale le truppe russe sono piazzate dall'inizio degli anni '90] da parte delle forze armate georgiane durante la notte dal 7 all'8 agosto 2008 ha segnato l'inizio del conflitto armato su larga scala in Georgia", afferma il rapporto.
"Vi è la questione sul se la forza da parte della Georgia durante la notte del 7/8 agosto fosse giustificabile in base al diritto internazionale. Non lo era...non è possibile accettare che il bombardamento di Tskhinvali con lanciarazzi multipli Grad ed artiglieria pesante soddisfi i requisiti di essere stato necessario e proporzionato", hanno riconosciuto gli investigatori.
Nell'iniziale bombardamento di Tskhinvali sono stati uccisi molti civili ed altri sono stati uccisi o feriti in seguito all'invasione della città da parte di 1.500 soldati georgiani. La BBC e Human Rights Watch hanno trovato le prove che i civili sono stati presi di mira deliberatamente dalle forze georgiane, compreso l'incendio indiscriminato negli scantinati utilizzati come rifugi. Il rapporto della UE dichiara che gli attacchi georgiani ai peacekeeper russi in Ossetia del Sud "nella fase iniziale del conflitto" erano ingiustificati.
Le conclusioni confutano le pretese rese non soltanto dal governo georgiano del presidente Mikheil Saakashvili ma anche dai suoi sostenitori a Washington e nei media USA.
Inizialmente presa alla sprovvista dalla scala della risposta di Mosca, Washington agì rapidamente per asserire i propri interessi in Georgia contro quelli della Russia. Il vicepresidente Dick Cheney dichiarò che "l'aggressione russa non deve essere incontrastata", aggiungendo che le azioni militari della Russia avrebbero avuto "serie conseguenze" per le relazioni con gli Stati Uniti. Echeggiando questo sentimento, l'allora candidato presidenziale Barack Obama denunciò l'"aggressione" russa e solidarizzò con la posizione dell'amministrazione Bush nell'appoggiare le pretese della Georgia che aveva agito soltanto per difendersi.
Come ci si aspettava, i media USA adottarono rapidamente ed assiduamente la linea ufficiale. Dopo aver espresso inizialmente incertezza su chi fosse responsabile della guerra, cambiarono direzione verso la completa modalità di propaganda non appena divenne chiaro che la scala della risposta militare della Russia poneva una minaccia agli interessi strategici degli USA in una regione vitale per le esportazioni di petrolio dal Mar Caspio.
Per sostenere questi interessi e mandare un messaggio a Mosca che gli USA non avrebbero tollerato il rovesciamento del loro funzionario ammanigliato a Tbilisi, Bush spedì una forza navale USA al largo della costa georgiana del Mar Nero , vicina all'ammiraglia della flotta russa.
Il 9 agosto, il Washington Post stabilì il tono con un editoriale intitolato "Fermare la Russia". I redattori del giornale gettarono in pieno la colpa per il conflitto sul perseguimento dell'"egemonia nel Caucaso" della Russia prima di rivolgersi agli USA ed alla NATO per "imporre un prezzo alla Russia". L'idea che anche Washington potesse essere nel perseguimento dell'egemonia nella regione non era naturalmente degna di menzione.
Due giorni più tardi nello stesso quotidiano, il neoconservatore Robert Kagan scrisse un editoriale che paragonava le azioni della Russia in Georgia all'invasione nazista della Cecoslovacchia nel 1938. "I dettagli su chi ha fatto cosa per far precipitare la guerra della Russia contro la Georgia non sono molto importanti" scrisse Kagan.
Degli articoli simili apparvero sul New York Times, sul Los Angeles Times e sul Wall Street Journal. I canali dei notiziari TV si unirono al coro, presentando un costante flusso di metraggio di città e villaggi georgiani presumibilmente distrutti dalle forze russe, mentre oscuravano qualunque cronaca dei crimini di guerra georgiani in Ossetia del Sud.
Scrivendo il mese seguente sul New York Times, Roger Cohen richiese una difesa più aggressiva della Georgia da parte della NATO: "Del sangue è stato versato, i confini della Georgia calpestati e le sue province secessioniste dell'Ossetia del Sud e dell'Abkhazia riconosciute da una risorgente Russia.... Sono atterrito da ciò che la Russia ha prodotto in Georgia".
Non più tardi del luglio di quest'anno, il vicepresidente USA Joe Biden, in una visita ufficiale a Tbilisi, ha dichiarato che la Russia "ha utilizzato un pretesto per invadere" la Georgia nella speranza di "demolire la sua economia" e persuadere il suo popolo che "la democrazia non funziona".
Il contenuto del rapporto metterà in imbarazzo anche le potenze europee. Durante la guerra, si misero in riga dietro agli USA nel criticare l'"aggressione" russa, con il segretario agli esteri britannico David Miliband che guidava la muta con la denuncia dell'"interamente ingiustificata" invasione da parte della Russia. "Non avete bisogno di essere uno studioso dell'annientamento della Primavera di Praga del 1968 per trovare raggelante lo spettacolo dei carri armati russi che rullano in un paese vicino", scrisse sul quotidiano britannico Times.
La denunzia di questa campagna di propaganda da parte delle conclusioni dell'inchiesta della UE, che sono state afferrate dal Cremlino per giustificare la presenza militare in corso in Ossetia del Sud, saranno presto spazzate sotto il tappeto da dei media deferenti desiderosi di insabbiare il loro ruolo.
La risposta dei media al rapporto è stata muta. Il Washington Post aveva un articolo che riguardava le conclusioni della missione UE a pagina 10, che affermava che un'inchiesta indipendente "ha concluso che la Georgia ha violato il diritto internazionale e scatenato la guerra dello scorso anno". Naturalmente, il giornale non ha espresso nessun sincero pentimento per gli articoli prevenuti ed iperbolici e per gli editoriali che ha pubblicato l'anno passato".
L'articolo di Roger Cohen ieri sul New York Times non ha fatto nessuna menzione del rapporto e delle sue dettagliate conclusioni relative ad un conflitto del quale sembrava così preoccupato, mentre il quotidiano ha pubblicato un breve articolo che era concentrato sui tentativi del governo georgiano di discutere le conclusioni dell'inchiesta della UE.
Le potenze europee e l'amministrazione Obama cercheranno spudoratamente di utilizzare il rapporto per tirare una riga sotto il conflitto e per continuare il loro limitato riavvicinamento a Mosca come un mezzo per assicurarsi l'appoggio russo per affari più urgenti, come imporre sanzioni all'Iran ed assistere l'occupazione dell'Afghanistan. E' per questa ragione che il Post, il Times e gli altri più importanti quotidiani hanno dato poca copertura alle conclusioni del rapporto.
Il governo georgiano ha sostenuto che il rapporto della UE giustifica le sue pretese che la Russia stava rafforzando le forze militari in Ossetia del Sud e soprintendendo agli attacchi da parte delle milizie alleate ai villaggi georgiani. Comunque, il rapporto dichiara che, mentre vi sono prove di una aumentata presenza di forze militari russe e che la Russia possa aver chiuso un occhio ad incursioni ossete in Georgia, questo non equivale ad una giustificazione per lo sferrare la guerra di Saakashvili.
"Non vi era nessun attacco armato della Russia prima dell'inizio dell'operazione georgiana. I georgiani asseriscono che una presenza su larga scala delle forze armate russe in Ossetia del Sud prima dell'offensiva georgiana potrebbe non essere comprovata...potrebbe anche non essere verificato che la Russia fosse vicina ad un simile importante attacco", ha affermato l'inchiesta.
Il rapporto dichiara che la Russia aveva il diritto legale di lanciare una controffensiva contro l'attacco georgiano. Comunque, la massiccia risposta militare russa, inclusa l'invasione del territorio sotto il controllo di Tbilisi e la temporanea occupazione di alcune città georgiane "è andata molto al di là di ragionevoli limiti di difesa" ed è stata "in violazione del diritto internazionale".
Inoltre, la missione EU ha affermato che la distruzione in Georgia eseguita dalle forze russe "che seguì l'accordo di cessate il fuoco non era affatto giustificabile".
Dalla fine della guerra, la Russia ha riconosciuto le dichiarazioni di indipendenza unilaterali dalla Georgia dell'Ossetia del Sud e dell'altra provincia secessionista filorussa dell'Abkhazia. Il rapporto ha commentato che l'indipendenza di questi territori non aveva nessuna autorizzazione in base al diritto internazionale e che Mosca dovrebbe rispettare la sovranità e l'integrità territoriale della Georgia. Vale la pena osservare che questo stesso principio si applica alla provincia secessionista serba del Kosovo, che gli USA e la maggior parte dei paesi della UE hanno riconosciuto contro le proteste di Belgrado.
Le conclusioni della missione della UE confermano un iniziale rapporto pubblicato dall'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), l'associazione internazionale i cui controllori erano in Georgia quando sono scoppiati i combattimenti. Emanato alla fine del 2008, anche il rapporto dell'OSCE contraddiceva apertamente i resoconti georgiano ed USA della guerra.
L'OSCE concluse che il conflitto cominciò nelle prime ore dell'8 agosto quando le truppe georgiane—addestrate ed equipaggiate dagli USA—bombardarono e lanciarono razzi sulle forze russe e sulle zone civili di Tskhinvali, "esponendo a danni i civili, i peacekeeper russi ed i controllori disarmati".
Respingendo le pretese georgiane che le truppe russe avevano iniziato la guerra bombardando villaggi georgiani, i controllori dell'OSCE hanno dichiarato che non vi era nessuna prova a sostenere la principale giustificazione di Saakashvili per l'assalto.
L'ex ufficiale dell'esercito britannico Ryan Grist, che era il rappresentante superiore dell'OSCE in Georgia quando scoppiò la guerra, ha affermato: "Mi era chiaro che l'attacco [georgiano] era completamente indiscriminato e sproporzionato per qualunque, se veramente ve ne era stata qualcuna, provocazione".
Opposto dal rispondere del governo di Saakashvili ad un rafforzamento russo su larga scala in Ossetia del Sud, è molto più probabile che Tbilisi credesse di poter prendere il controllo della provincia precisamente a causa della debolezza della presenza militare russa. Indubbiamente Saakashvili di avere l'autorizzazione e l'appoggio degli Stati Uniti, che avevano sponsorizzato la sua ascesa al potere nella "Rivoluzione delle rose" del 2001 e fornito miliardi di dollari di aiuti e sostegno militare all'ex repubblica sovietica.
In seguito al pesante bombardamento georgiano dell'Ossetia del Sud, evidentemente Saakashvili sperava che un'invasione di terra del territorio avrebbe rapidamente sopraffatto le rimanenti forze russe e locali, permettendo all'esercito georgiano di prendere e bloccare l'accesso alla Galleria di Roki, il principale corridoio dei trasporti attraverso le montagne che separano Russia ed Ossetia del Sud.
Nel caso di una debole risposta russa—come ci si aspettava non soltanto da parte di Saakashvili ma degli USA, che sono stati chiaramente sorpresi dalla massiccia risposta militare del Cremlino—la Georgia avrebbe potuto raggiungere l'antico obiettivo di stabilire il controllo sulla provincia secessionista, che non aveva accettato l'autorità di Tbilisi dalla fine dell'URSS.
Mentre il regime di Saakashvili è chiaramente una forza pericolosa e destabilizzatrice in una regione già instabile, la principale potenza aggressiva oggi al mondo è l'imperialismo USA. Dalla liquidazione dell'URSS da parte della burocrazia stalinista, Washington ha cercato di asserire il proprio potere nell'ex regione sovietica. Riflettendo il relativo declino economico del capitale USA rispetto ai suoi principali rivali, questo compito è stato attuato sempre più utilizzando la sua superiorità militare.
Dallo smembramento della Jugoslavia e dal bombardamento guidato dagli USA della Serbia, all'allargamento della NATO nei paesi dell'ex URSS e del Patto di Varsavia, alle invasioni dell'Afghanistan e dell'Iraq, gli USA si sono messi in rotta di collisione con i loro rivali, specialmente con la Russia. L'appoggio di Washington a Saakashvili in agosto dello scorso anno era una continuazione di questa spinta a dominare quelle regioni assai ricche di risorse petrolifere e di gas e di rotte di transito dell'energia.
Mentre per ora Obama impiega una politica mirata a "riavviare" le relazioni con Mosca dal loro punto più basso negli ultimi giorni dell'amministrazione Bush, la classe dominante USA non tollererà nessun tentativo da parte di Mosca di espandere il suo potere nella regione del Caucaso o altrove. In definitiva, l'ambizione di Washington è di ridurre la sfera di influenza di Mosca e di stabilire il dominio del capitale basato negli USA. La guerra in Georgia e l'associata campagna dei media contro la Russia forniscono un'anticipazione di conflitti anche più diretti in futuro.
Il testo completo del rapporto della UE si può trovare qui: http://www.ceiig.ch/.
Articolo originale:
http://www.wsws.org/articles/2009/oct2009/geor-o02.shtml
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