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Notizie dall'Iraq occupato, 29 settembre 2009



  • Attentati a Mosul, vittime

  • Iraq, Incubo astensionismo

  • La legge per il referendum sul SOFA all’esame del Parlamento

  • Il programma elettorale di Maliki: governo centrale forte, rallentare il federalismo

  • Iraq, Presidente del Parlamento chiede "cooperazione strategica" fra i Paesi della regione



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Notizie dall'Iraq occupato, 29 settembre 2009

Agenzie

Attentati a Mosul, vittime

A Mosul l'esplosione di una bomba ha provocato la morte di un esponente politico sunnita e uomini armati non identificati hanno ucciso con colpi di arma da fuoco un poliziotto. Sempre a Mosul l'esplosione di una bomba ha provocato il ferimento di 3 poliziotti ed è stato trovato il cadavere di un uomo impiccato.





Iraq, Incubo astensionismo

di Ornella Sangiovanni
Osservatorio Iraq, 29 settembre 2009

Se è vero che il buon giorno si vede dal mattino, le prossime elezioni parlamentari irachene non partono proprio sotto i migliori auspici.

A due giorni dalla chiusura delle operazioni di aggiornamento degli elenchi degli elettori, la Commissione elettorale indipendente irachena (IHEC) ammette che è stato un clamoroso flop – e parla di declino "pericoloso" nella percentuale dell'affluenza dei cittadini agli appositi centri aperti in tutto il Paese, pur sostenendo di non esserne responsabile.

Walid al Zaidi, che dirige il processo, dice [in arabo] al quotidiano arabo al Hayat che la IHEC "non porta la responsabilità del fatto che molti elettori si sono astenuti dall'aggiornare i loro elenchi e dal ritirare la tessera elettorale".

Affluenza bassissima

L'affluenza è stata bassa – anzi bassissima. Secondo Zaidi, "dei 18 milioni e 900 mila aventi diritto al voto alle prossime elezioni legislative, sono andati ai 1.083 centri di registrazione degli elettori (550 in più rispetto alle elezioni passate), solo 678.000" – una percentuale molto bassa, sottolinea, "che la commissione non si aspettava".

Adesso che si sta per chiudere - domani, 30 settembre, è l'ultimo giorno utile per potere andare a verificare e ad aggiornare i propri dati – si intensificano gli appelli, dei politici ma anche degli esponenti religiosi, che dicono agli iracheni: andate a registrarvi, e partecipate alle elezioni.

Per le strade di Baghdad negli ultimi giorni sono comparsi manifesti pubblicitari a firma dei partiti e delle formazioni politiche che trasmettono questo messaggio.

Nelle moschee, i religiosi sunniti hanno esortato i cittadini ad andare a votare, durante i sermoni del Venerdì. Dalla città santa di Najaf, la leadership religiosa sciita, la Marjai'ya guidata dal Grande Ayatollah Ali al Sistani, ha diffuso un comunicato. Tutti nel tentativo di evitare – nel voto previsto per metà gennaio - un assenteismo di massa, che in molti iniziano a temere.

Anche perché si pensa che la scarsissima percentuale nell'aggiornamento degli elenchi elettorali fornirà l'occasione per contestare la credibilità delle elezioni da un lato, e, dall'altro, aumenterà la possibilità di frodi.

La Commissione elettorale: ingiusto accusare noi

Dalla Commissione elettorale sostengono di avere fatto il proprio dovere. E adesso non c'è più tempo.

"Abbiamo prorogato due volte il periodo per l'aggiornamento delle liste, e non possiamo concedere altre proroghe", dice Zaidi, sottolineando che "la commissione ha un calendario stretto, nel quale non abbiamo più margini".

Di chi è la colpa della bassissima affluenza degli iracheni ai centri di registrazione degli elettori?

Alla IHEC respingono le accuse: abbiamo intensificato la campagna di informazione su tutti i media, dice Zaidi ad al Hayat, e mandato in giro in tutte le zone le squadre incaricate di distribuire le tessere elettorali, "e pensiamo che non sia giusto accusare la commissione elettorale di negligenza".

I numeri parlano chiaro: è andata malissimo.

Il funzionario elettorale sottolinea il grave problema rappresentato dai profughi e dagli sfollati: ovvero come far sì che possano votare a gennaio. Fra gli aventi diritto al voto, profughi e sfollati sarebbero oltre un milione, secondo le statistiche del ministero per le Migrazioni e gli sfollati, dice Zaidi, che sottolinea che "quelli che non hanno ricevuto la tessera elettorale non hanno diritto di partecipare alle elezioni".

Alle voci che invitano gli iracheni a non disertare le urne si è aggiunta negli ultimi giorni quella del premier Nuri al Maliki.

Il Primo Ministro iracheno ha diffuso un comunicato, invitando gli elettori ad andare a verificare i propri dati negli appositi centri finché c'è tempo, per poter votare a gennaio.

Non farlo - ha sottolineato - priva il cittadino del diritto di svolgere il suo ruolo "nelle elezioni da cui dipende il cambiamento".

Fonte: al Hayat




La legge per il referendum sul SOFA all’esame del Parlamento

Osservatorio Iraq, 29 settembre 2009

Ancora incerta la sorte del referendum sull’"accordo di sicurezza" fra Stati Uniti e Iraq (il cosiddetto SOFA), che potrebbe costringere Washington a ritirare tutte le proprie truppe dal Paese mediorientale ben prima della data stabilita – il 31 dicembre 2011 – se l’accordo dovesse essere respinto.

La Commissione Sicurezza e difesa del Parlamento iracheno si prepara a esaminare la questione relativa al suo svolgimento, dopo le notizie circolate negli ultimi tempi, secondo le quali il referendum potrebbe essere annullato.

Walid Sharika, uno dei deputati che ne fanno parte, dice [in arabo] al quotidiano arabo al Hayat che "tenere il referendum è necessario, anche se questo dovesse richiedere il rinvio delle elezioni" – questo perché il referendum dovrebbe svolgersi in contemporanea con le prossime elezioni  legislative, previste per metà gennaio – ma che potrebbero slittare almeno di un mese.

Sharika è contrario ad annullare il referendum: si impedirebbe al popolo iracheno "di esprimere la propria opinione su una questione importante che tocca la sua vita", sottolinea il parlamentare.

Qasim Daud, un altro deputato, dice che la questione del referendum sul SOFA è stata assegnata alla Commissione legale, perché approvi una legge che ne organizzi lo svolgimento, e la commissione non ha ancora presentato un testo definitivo.

"Quanto ai discorsi che circolano sulla possibilità che il referendum venga annullato, sono prematuri", aggiunge.

Salim Abdullah, portavoce dell’Iraqi Accord Front, la maggiore coalizione sunnita rappresentata in Parlamento, dice al giornale arabo che la Commissione legale sta ancora studiando alcuni punti della legge relativa al referendum, "e ha bisogno di più tempo per completarne la stesura e presentarla al Parlamento perché la approvi in forma definitiva".

Il ritardo – spiega il deputato – dipende dai problemi sorti nell’interpretazione, che verranno superati con gli strumenti legali appropriati.

"La commissione desidera presentare la legge prima della fine dell’attuale sessione legislativa", dice Abdullah.

Dalla Commissione elettorale indipendente irachena sottolineano di essere un organo esecutivo, mentre "la decisione di rinviare o di annullare il referendum è esclusivamente politica", dice ad al Hayat il suo presidente, Faraj al Haydari.

"Noi siamo una parte esecutiva, e non entriamo in questioni politiche", spiega Haydari, aggiungendo che la decisione di tenere il referendum sul SOFA, oppure di rinviarlo, "è soggetta alle intese del governo con Washington".

[O.S.]

Fonte: al Hayat




Il programma elettorale di Maliki: governo centrale forte, rallentare il federalismo

di Ornella Sangiovanni
Osservatorio Iraq, 29 settembre 2009

Conto alla rovescia per l’annuncio ufficiale della coalizione elettorale del premier Nuri al Maliki – l’"Alleanza per lo Stato di diritto" – nella sua forma definitiva. La data fissata è il 1 ottobre, dopodomani, secondo quanto riferisce [in arabo] il quotidiano arabo al Hayat.

La fonte del giornale è Abdel Hadi al Hassani, esponente di al Da’awa/Tanzim al Iraq, una delle fazioni del partito "al Da’awa" (non quella guidata da Maliki), che fa parte dell’alleanza.

Hassani dice che "il primo ottobre è la data fissata per l’annuncio della formazione della lista elettorale dell’Alleanza per lo Stato di diritto, ma la porta resterà aperta a chi crede nel suo programma e nei suoi orientamenti politici", e aggiunge che della lista faranno parte "personalità politiche e accademiche, partiti, e movimenti, oltre a leader tribali di tutte le province del Paese" - diversi per etnia, confessione, e provenienza.

"Sarà la lista nazionale nella forma e nel contenuto", sottolinea.

Secondo quanto annunciato da Hasan al Sanid, uno dei leader di al Da’wa (fazione di Maliki), più di 50 fra blocchi e partiti politici sarebbero in trattative per entrare nella coalizione guidata dal premier, che ha deciso di restare fuori dalla Iraqi National Alliance – la nuova alleanza elettorale che raggruppa le forze politiche sciite, e che gli aveva tenuto le "porte aperte".

Hassani riassume i punti principali del programma elettorale della formazione di Maliki, che alle elezioni provinciali del 31 gennaio scorso ha vinto nella maggioranza delle 14 province nelle quali si votava, incluse Baghdad e Bassora, su una piattaforma nazionalista e centralistica.

Una linea che adesso viene confermata.

Rafforzare il governo centrale, rallentare l’applicazione del federalismo, emendare la Costituzione

Si tratta – spiega il politico iracheno - di consolidare l’unità dell’Iraq e rafforzare il governo centrale, e di rallentare nell’applicazione del federalismo, e in particolare nella formazione delle regioni federali, "perché riteniamo che il Paese abbia bisogno di un lungo periodo prima di essere in grado di applicare questo sistema moderno, che necessita di fattori essenziali politici, economici, e culturali che attualmente non sono dati".

Per quanto riguarda il nodo spinoso rappresentato dalla questione di Kirkuk e dei cosiddetti "territori contesi" (parti delle province di Ninive, Salahuddin, e Diyala, abitate in maggioranza da kurdi, che il Governo Regionale del Kurdistan vorrebbe annettere alla sua regione autonoma del nord Iraq), l’Alleanza per lo Stato di diritto ha intenzione di risolverlo "secondo la legge, e in conformità con l’articolo 142 relativo all’emendamento della Costituzione esistente", dice Hassani – "che è stata scritta in gran fretta e ha bisogno di molti emendamenti, che noi lavoreremo per realizzare".

Quanto alla distribuzione dei seggi fra le varie componenti che costituiscono l’alleanza, l’esponente politico dice che questo "non è stato definito in forma precisa". Quello su cui invece tutti sono d’accordo è la candidatura di Maliki a premier.

Ora non resta che aspettare l’annuncio finale – e si vedrà chi c’è, e chi non c’è.

Fonte: al Hayat




Iraq, Presidente del Parlamento chiede "cooperazione strategica" fra i Paesi della regione

Osservatorio Iraq, 29 settembre 2009

Un invito da parte dell’Iraq ai Paesi della regione perché stabiliscano una cooperazione strategica che vada a vantaggio di tutti, e riduca le tensioni nei rapporti.

E’ quello rivolto oggi dal presidente del Parlamento di Baghdad, Iyad al-Samarrai’e, che si trova in visita in Iran.

"I rapporti deboli fra i Paesi della regione hanno spinto alcune forze esterne a interferire", ha detto Samarrai’e a Tehran, nel corso dell’incontro con il suo omologo iraniano Ali Larijani.

Il presidente del Parlamento iracheno ha invitato a stabilire un progetto strategico – politico, economico, e in materia di sicurezza – fra i Paesi della regione.

Samarrai’e inoltre ha esortato il governo di Tehran a risolvere le questioni in sospeso con l’Iraq, fra cui la crisi idrica, la demarcazione dei confini, e i prigionieri di guerra tuttora scomparsi.

Il presidente del Parlamento iracheno era arrivato nella capitale iraniana ieri sera, alla testa di una delegazione della quale fanno parte diversi deputati. La visita è su invito ufficiale di Larijani.

[O.S.]

Fonte: Aswat al Iraq






:: Article nr. s10595 sent on 09-oct-2009 05:29 ECT

www.uruknet.info?p=s10595



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